Siamo interdetti, sbigottiti per quanto ci sta accadendo. Non c’è essere umano in questo mondo capace di ricordare, a memoria d’uomo, un evento del genere. Si chiama Coronavirus. A vederlo al microscopio rischia pure di affascinarti, intriso di colori sgargianti, di una corona che lo avvolge e lo assurge a incontrastato imperatore della nostra vita.
Eppure, non c’è vaccino, forse nemmeno una vera cura, almeno sino adesso, solo tanta speranza. C’è chi alza gli occhi al cielo e invoca il suo Dio e chi, più pragmaticamente, invoca la scienza.
Ma il COD 19, visto come siamo abituati ad accorciare il nome dei nemici che non conosciamo, ci sta insegnando qualcosa. Ci insegna a sentirci più vicini gli uni con gli altri, più solidali, più comprensivi verso il prossimo. Abbiamo la sensazione di un abbraccio corale, magari scandito sulle note di una canzone, eppure, mai come adesso, quanto mai virtuale. Proprio quella virtualità che ieri ritenevamo normale, ma che oggi ha finito per avvicinarci. Il Coronavirus ci sta insegnando a riconsiderare le cose che davamo per scontate, un gioco di società, un insopportabile compagno o compagna di vita da cui non possiamo separarci, costretti come siamo fra quattro opprimenti mura, un parente ingombrante che non abbiamo avuto il coraggio di abbandonare e che si muove nei nostri stessi spazi. E negli stessi spazi che ci sembrano sempre più angusti, anche un libro può essere un’ inaspettata scoperta.
Un libro per le nostre giornate in quarantena
Non eravamo neanche così certi di avere tanti libri per casa, relegati spesso alla rinfusa, in scaffali troppo alti, con la promessa di sfogliarli quando avessimo avuto il tempo per farlo. E oggi che di tempo ne abbiamo anche troppo, scopriamo nelle pagine di un romanzo che avevamo lasciato a metà, magari indicato da un consunto segnalibro che ne indicava l’ultima pagina letta, il piacere di leggerlo. Scopriamo in un libro illustrato che le sue pagine conservano l’odore del tempo e ci accorgiamo, nei silenzi che ci avvolgono, che è un libro quello che ci ha accompagnato nella vita fin da quando abbiamo imparato a leggere, pur rimanendo lì, silente, racchiuso, ad aspettarci per essere letto.
Forse, oggi scopriamo anche il piacere di scrivere, cosa che avevamo persino trascurato, nonostante ci avessero detto che avevamo talento, immersi come siamo stati in mille progetti di vita che oggi sembrano così fortemente accantonati. Ma scrivere cosa? Un pezzo della nostra storia, per raccontare un domani a chi oggi non è ancora nato, i nostri giorni, gli eventi di cui oggi siamo stati testimoni viventi. Potremmo narrare le nostre paure esorcizzate da una canzone condivisa con persone cui neanche pensavamo di rivolgerci. Le nostre ansie cadenzate dai tanti telegiornali, ma soprattutto potremo narrare di come la nostra vita fosse cambiata in un attimo, nello spazio di una quarantena, quello spazio temporale che vale la pena di raccontare a chi, come noi, l’ha attraversato.
Giuliano Marchese
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