Dalla quarta di copertina: “Un aereo militare sepolto dai ghiacci dal 1946. 32 corpi da ritrovare e un gruppo di recupero che nasconde inquietanti verità. il monte Rainier nasconde un segreto. O forse più di uno? […]
Morte Sul Rainier è un thriller che vi condurrà tra le vie impervie di un ghiacciaio alla scoperta di un passato oscuro che sarebbe dovuto rimanere sepolto. […]”
Come ci spiega l’autore nella sua Nota: “Nel 1946 un Curtiss C-46/RC5 Commando si è realmente schiantato sul monte Rainier a causa delle difficili condizioni meteo.”
Cari verbanauti, dopo la lettura di questo libro è abbastanza facile arrivare a porsi una domanda: gli scrittori emergenti sono tutti così? La risposta è piuttosto scontata. No. E verrebbe da aggiungere: purtroppo.
Luigi De Conti confeziona un romanzo che non sfigura accanto a storie scritte da nomi ben più noti e acclamati dal grande pubblico, e lo fa con perizia e mestiere. Una cosa va precisata subito: questo non è un thriller tout-court e non è una storia d’avventura, ma un bell'esempio di come si possono unire le due cose senza togliere niente all'uno o all’altro genere.
C’è un mistero. C’è una ricerca. C’è un’indagine.
Ci sono dei protagonisti interessanti e uno svolgimento accattivante e ben pensato, partendo da un fatto realmente accaduto. Infatti, la cosa che mi ha impressionato positivamente di questa storia è stata la creazione di uno scenario di fantasia sullo scheletro di un avvenimento reale. Tutto fatto con la giusta dose di realismo, tanto che, se non fosse lo stesso De Conti a precisare che si tratta di finzione, farebbe pensare a una messa in scena romanzesca di una vicenda totalmente vera, a partire dai personaggi.
Mi soffermo giusto un attimo proprio su questi ultimi. Se tutti quelli rappresentati e descritti hanno una loro costruzione tridimensionale credibile e attenta, il focus va soprattutto su Aaron e Jennifer. Una bella coppia che si dondola efficacemente su tutto l’arco della storia e che, ma questo è un mio personale parere, l’autore farebbe bene a considerare anche per altre storie future.
Il romanzo non è un blocco di granito da cinquecento e passa pagine, come va molto di moda, e anche se alla fine della lettura ci si dispiace un po’, lascia un piacevole sapore il fatto che non si sia voluto allungare inutilmente "il brodo" solo per renderla più “corposa”. E ciò indica una cosa che andrebbe sempre considerata: un bel libro non si misura dalla sua lunghezza, ma dal contenuto che esprime.
Luigi De Conti ha le carte in regola per ritagliarsi un suo spazio come romanziere. Questo libro è ben calibrato e strutturato. Le scene di azione sono credibili, la trama è complessa, ma non confusa e si rintraccia subito una ricerca approfondita alle spalle delle informazioni, degli scenari e delle notizie. Le istantanee e il movimento sulla montagna sono realistiche e ottimamente delineate, tanto da fare della montagna stessa un altro personaggio-cardine della vicenda.
Ora, io, amante del caro, vecchio zio Stephen (King) non posso che citarlo, dicendo: qui c’è la dannata storia! Esatto! In questo romanzo parla la storia. Perché Luigi ha dimostrato che a dispetto di un evento reale che fa da traino, di personaggi forti e presenti, di ambientazioni realistiche, la Storia c’è. Lungo tutte l’arco delle pagine ci si accorge che il filo non si perde mai, è presente ed è la linfa del romanzo.
Morte Sul Rainier è una piacevole sorpresa nel panorama contemporaneo di voci nuove, fuori dal coro ormai ultra-inflazionato del romance e del rosa (con tutto il rispetto per questi generi e i loro estimatori). Posso solo complimentarmi con questo bravo scrittore e con la casa editrice che ha creduto in lui.
Dalla pagina facebook "Di parola in parola" di Rolando Cimicchi
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